Perché tu conosci il mare e sai dove inabissare, le carezze come spume tra le curve che ti dono, tra i disegni arabeschi che umidi e più fitti, colano a gocce, raggomitolati nei recessi, nelle forme ora vive, nelle darsene rimaste, per anni in attesa, nelle sere ad ascoltare, il suono della nebbia che cala sopra il molo, il tonfo di un tramonto sopra al davanzale.
Tu che conosci il mare apprezzami per l’acqua, che ad anelli si dirada tra ninfee fluttuanti, perché tu sei il sasso ed io la risacca, che rigurgito sospinta dal risucchio e dalla brezza, tra le labbra in risalita che lasciano la scia, come lumache sopra i muri e sopra la corteccia, la stessa che traballa ad ogni colpo che mi rende, foce d’ogni delta che s’allarga dentro il mare.
Perché tu conosci il mare e i lampi di passione, quelli che di notte si ramificano viola e lilla, quelli che di giorno precedono i tuoni, preludio alla tempesta tra gemiti e sussurri, che inarrestabile mi travolge e cavalca la mia onda, perché io sono molo dove attracchi la tua barca, sono porto che t’accoglie, t’aspetta e si ridesta, e divento la tua vela che amoreggia ad ogni alba, per essere sirena che t’ammalia in mezzo al mare.
Perché tu conosci il mare e sai come navigare, orientarti con la luna e a volte con il vento, perché stanotte tira forte e gonfia la mia vela, e gonfia le mie labbra d’odori e di spezie, di gente d’altri posti, di suoni forestieri, di rutti e di bestemmie, di battelli clandestini. Affoga il tuo istinto nei fondali dell’abisso come se io fossi mare e t’è dolce naufragare, annegati fin dove trovi quel relitto, di ori e di coralli, di stive d’altri tempi, di damaschi e di broccati, d’essenze orientali. Perché tu conosci il mare e sai dove andare, perché domani sarà bel tempo, sicura che non piove
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